I 5 COMPOSITORI D’OPERA PIÙ CONOSCIUTI
Sebbene il repertorio operistico comprenda una miriade di compositori, i nomi di coloro che hanno davvero contribuito ad esportare la tradizione italiana del belcanto in giro per il mondo si contano sulle dita di una mano.
Il primo, grande nome dell’opera è sicuramente Gioachino Rossini (1792-1868), il maestro di Pesaro che ha contribuito al successo e alla diffusione del melodramma buffo. Chi non ha mai sentito almeno una volta l’overture del Barbiere di Siviglia, o la cavatina di Figaro? Rossini inizia la sua carriera da giovanissimo, vedendo rappresentata la sua prima opera nel 1810, ad appena diciotto anni di età, e continuando a mietere successi fino al 1846.
Tra le sue opere più celebri ricordiamo senza dubbio L’Italiana in Algeri, La Cenerentola e il Barbiere di Siviglia, messo in scena nel 1816 a Roma e da allora mai scomparso dalle scene italiane.
Meno prolifico, ma altrettanto celebre, fu Vincenzo Bellini (1801-1835), che in appena 34 anni di vita scrisse alcune delle opere più famose del repertorio italiano, tra cui Norma, La Sonnambula e i Puritani. Nato a Catania, il compositore fu presto avviato alla carriera musicale e grazie all’impresario Domenico Barbaja rappresentò la sua prima opera alla Scala a soli 26 anni (Il Pirata). Purtroppo Bellini morì giovanissimo, stroncato da un’infezione intestinale. Ma il suo talento musicale bastò per farlo entrare nell’Olimpo dei compositori d’opera italiani, e a rendere le sue opere celebri in tutto il mondo (tra cui una che ha persino ispirato il nome di una specialità culinaria della sua sicilia, la Pasta alla Norma, che sembra chiamarsi così proprio per l’omonima opera).
Colui che chiude il cerchio dei compositori del primo Ottocento è un bergamasco, nato in povertà e capace di studiare musica grazie ad un’istituzione religiosa: Gaetano Donizetti (1797-1848), autore de L’elisir d’amore, Lucia di Lammermoor e Don Pasquale, tra le altre. Profondo amante della cultura e della tradizione musicale partenopea, Donizetti si trasferì presto a Napoli, dove fu direttore artistico del San Carlo per ben sedici anni. Possiamo considerarlo uno dei compositori più prolifici: dal 1816 al 1845 scrisse poco meno di settanta opere!
Dagli anni Quaranta dell’Ottocento, il testimone di maggiore autore italiano d’opera passa da Rossini, Bellini, Donizetti ad un unico compositore, Giuseppe Verdi (1813-1901), ad oggi forse il più famoso musicista italiano e il più celebre operista. La Traviata, Rigoletto, Aida, Nabucco: anche chi non ha mai messo piede in un teatro d’opera ha sentito, almeno una volta, un’aria di una di queste opere. Nato a Roncole di Busseto, Verdi è avviato fin da piccolo alla carriera musicale ed esordisce ben presto alla Scala di Milano, allora come oggi il principale teatro lirico del mondo. Grazie al supporto dell’impresario Bartolomeo Merelli e al sostegno di Casa Ricordi, la musica di Giuseppe Verdi raggiunge un successo planetario: le sue opere sono infatti rappresentate sin da subito in tutto il mondo, legando indissolubilmente il suo nome a quello dell’opera italiana. Considerando, anche spesso in modo superficiale, un autore legato alla politica risorgimentale, Giuseppe Verdi contribuì senza dubbio a formare culturalmente la neonata nazione italiana, e fu talmente amato dai suoi connazionali che, dopo la sua morte e il funerale privato che ricevette, ne venne celebrato un altro, pubblico, con Arturo Toscanini che dirigeva un coro di 820 cantanti sulle note del Va’ Pensiero, da Nabucco.
La tradizione operistica italiana si può dire conclusa nel 1926, con la rappresentazione al Teatro alla Scala di Turandot, composta da Giacomo Puccini (1858-1924), venuto a mancare due anni prima.
Il compositore lucchese è infatti l’ultimo dei grandi nomi del melodramma: proveniente da una famiglia di musicisti, studiò composizione a Milano, città che gli permise di conoscere il principale editore musicale dell’epoca, Giulio Ricordi, con il quale strinse un sodalizio artistico che lo potrò alla scrittura di alcune delle sue opere più famose, come La Bohème, Tosca e . Le opere di Puccini, molto diversa da quella dei suoi predecessori e slegata dalla tradizione operistica ottocentesca, sono l’ultimo grande esempio di melodramma italiano, diffuse sin dalla loro composizione in tutto il mondo e ancora oggi presenti in tutti i palcoscenici del mondo.
Elena Santoni
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